Kritik

it de en

   

 

Il lungo viaggio di Christian Hess

Franco Grasso

L'ORA



Quotidiano di Palermo - 29 novembre 1974

 

Il critico d'arte Franco Grasso
(Palermo 1913 - 2007)

Se qualcuno avesse cancellato, da questi quadri esposti al Palazzo del Turismo, la firma di Christian Hess, e dal catalogo i testi di Leonardo Sciascia e Marcello Venturoli e la documentazione biografica di Domenico Ardizzone, sarebbe veramente una fatica impossibile identificarne l’autore.

E ciò non solo perché la retrospettiva in questione rimette improvvisamente in luce un artista ingiustamente dimenticato e che intanto sembra vissuto accanto a noi nella nostra terra in un qualsiasi momento dell’ultimo mezzo secolo, ma perché su ambientazioni in massima parte siciliane e su un terreno decisamente realista affiorano di continuo i più disparati motivi espressionisti, cubisti, futuristi, novecentisti in così fitto intreccio da rendere ardua la ricognizione senza l’ausilio di dati biografici.

Ma prima di apprenderli proviamo a leggere le opere che più fanno spicco. Ad esempio “L’Indovino”, un quadro risplendente nei colori della luce mediterranea - i gialli solari, gli azzurri del mare e del cielo, i rossi accesi, le noti ardenti di una fiancata di carretto - e carico di personaggi tipicamente siciliani, come il pescatore dalle rughe marcate, l’indovinaventura con la gabbietta del merlo ammaestrato e la tromba, un uomo scuro e baffuto con la testa avvolta come un arazzo, le ragazze e i fanciulli dai capelli corvini: sembra di assistere ad una scena della Cala o del Borgo vissuta da un uomo che ha dimestichezza col nostro popolo.

Ed ecco il Nettuno di Messina giganteggiante come un Colosso di Rodi tra i ferry-boats dello Stretto, e il pescatore cotto dal sole che spinge a ritmo il suo remo; e il povero ladruncolo colto dal carabiniere; e i fichidindia impiantati sul paesaggio di argilla rossa arido come un deserto; e i pescatori di Taormina che riparano reti, simili a quelli di Saro Mirabella.

Ma accanto a queste opere (e nelle stesse, in taluni elementi) ne spuntano altre rilevanti ben diverse suggestioni: e intanto in alcune la luce solare non riesce a trionfare sui toni lividi, su certi rossi applicati al di fuori del bagno atmosferico, sui segni scuri e crudi, su certe asprezze espressioniste che drammatizzano le figure o tormentano con tempestose pennellate le stesse pale dei fichidindia. E ad un tratto appaiono aperti riferimenti picassiani, o nature morte decomposte alla maniera cubista e ricomposte magari alla maniera di Severini.   

Fortunatamente i dati biografici ci danno la chiave per riallacciare in un discorso unitario queste componenti spesso discordanti.

Nato a Bolzano nel 1895 Christian Hess impara il mestiere, nel primo dopoguerra, a Monaco in un ambiente permeato dai fermenti delle avanguardie espressioniste.

Amico di Beckmann diviene uno dei promotori del movimento Juryfreie (“fuori giuria”) aperto alle più varie aree culturali, da Picasso a Miro a Ernst, agli insegnamenti del Bauhaus. Una serie di viaggi porta il giovane artista dalla Germania all’Austria, alla Svizzera, all’Italia, sino alla scoperta della Sicilia, dove scende ben quattro volte dal ’25 in poi, per poi stabilirvisi più a lungo. A Messina, quando nel 1933 Hitler decreta la persecuzione dell’“arte degenerata”. In Svizzera nel ’38 col precipitare degli eventi viene rimpatriato in Germania e arruolato nei servizi sedentari; gravemente ammalato passa dall’ospedale ad Innsbruck dove un bombardamento americano, nel ’44 lo seppellisce tra le macerie.

Questo breve cenno alla sua esistenza travagliata e desiderosa di libertà a spiegare gli aspetti compositi dell’arte di Hess che sulle solide radici realiste-espressioniste, innesta le più varie esperienze francesi e italiane e le matura infine in terra siciliana. Il suo percorso presenta indubbiamente analogie con quello del gruppo realista siciliano, attivo sin dagli anni trenta, ma con una rotta per certi aspetti inversa. Guttuso e gli altri dalla Sicilia provinciale si andavano aprendo alle esperienze europee e per completarle si allontanavano dall’Isola in cerca di più stimolanti contatti culturali; Hess porta qui ciò che aveva assimilato in Europa e vive nell’isola la sua più felice stagione.

                                                                                              Franco Grasso