Nonostante
sia da anni e chissà per quanto ancora in ristrutturazione,
il Museo Civico di Bolzano di tanto in tanto riaccende le
sue luci. In questi giorni, nell’ambito delle mostre
temporanee organizzate dall’ Assessorato alla Cultura,
Ricerca e Piano Sviluppo Strategico Idee 2015 del Comune ed
in collaborazione con il Museo “Rabalderhaus” di Schwaz,
dedica una ampia retrospettiva all’artista Christian Hess,
figura molto interessante e non ancora degnamente
considerata tra i pittori tirolesi che operarono a livello
internazionale tra le due guerre.
La rassegna, allestita sotto l’Alto Patronato del
presidente del Parlamento europeo, è stata curata da Carl
Kraus, insigne esperto d’ arte di Innsbruck, già curatore
della mostra “Donna in rosso”, e si svolge in concomitanza
con un altro evento di analoga portata, quello dedicato al
pittore secessionista Josef Maria Auchentaller presso la
Galleria Civica. Auchentaller (1865- 1949), anch’egli
artista riscoperto recentemente, nasce a Vienna da famiglia
di radici altoatesine, mentre Hess (1895-1944) nasce proprio
a Bolzano, precisamente in via Portici al civico 72. Ancora
giovanissimo si trasferisce con la famiglia ad Innsbruck ed
in Italia, per la prima volta, tornerà ormai trentenne.
Prima tappa: Firenze, dove copia i dipinti degli Uffizi e di
Palazzo Pitti. Mèta finale: Messina, dove avrebbe ritrovato
la sorella Emma.
In Sicilia tornerà e soggiornerà a lungo più volte (quasi
ogni anno dal 1926 al 1938), assaporando sensazioni ed
emozioni che lo coinvolsero per il resto della vita.
Formatosi artisticamente prima ad Innsbruck e poi a Monaco,
assimilò l’ esperienza di pittore tedesco in pieno clima
espressionista con i forti contagi delle atmosfere
mediterranee. Breve il suo percorso: vivrà quasi 49 anni,
con tutte le difficoltà materiali e morali che il mestiere
d’artista comportava. Una breve, ma intensa esistenza
attraverso un periodo artisticamente affascinante e
nondimeno politicamente tragico.
In mostra, circa una sessantina di opere, tra dipinti ad
olio, tempera, acquerello, oltre a disegni a china ed opere
grafiche (incisioni e acqueforti) e qualche piccola
scultura, in cui Hess si esprime attraverso una pittura
marcata, a tratti rude e cupa, a tratti meditativa, tendente
alla rappresentazione drammatica, anche se talvolta
stemperata da forti slanci di lirismo umanistico. Una
combinazione poetica con tratti pudicamente romantici: quasi
un monito alla compostezza. Orgoglio e sofferenza si fondono
con una affinità teatrale quasi di stampo brechtiano.
Molto probabilmente la sua modalità espressiva va
riconosciuta, oltre che in virtù di inevitabili influenze (Dufy,
Braque, Gris, Matisse, Picasso, Beckmann, ma anche “Blau
Reiter” “Brücke” ed i Fauves francesi...), al carattere
stesso ed alle facoltà percettive di un pittore di allora,
con tendenze cosmopolite e pacifiste e che assorbì cultura
in Germania, Svizzera, Scandinavia, in Italia (Kraus
definisce l’ artista come “il più importante pittore a
livello internazionale che abbia avuto origini altoatesine”)
rispetto ad altri suoi contemporanei meno aperti in questo
senso.
Severino Perelda
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