Critica

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... Io prendo nota di Christian Hess
Mostre al Münchener Kunstverein

 

Jürgen Morschel

Suddeutsche Zeitung
München 28 febbraio 1977

 

“Gli Juryfreien della Prinzregentstrasse formano un gruppo che si ripromette molto (sia in programmi che nelle intenzioni di ciò che vorrebbero realizzare...) - Io intanto prendo nota di Christian Hess, Josef Scharl, Fritz Burkhardt, Grassmann, Panizza, degli scultori Spengler e Zeh”.

 

Così scriveva nel 1929 Wilhelm Hausenstein nel suo Kunstnotizbuch. Al qui menzionato Christian Hess, allora trentaquattrenne originario di Bolzano, ci riporta una vasta esposizione del Kunstverein di Monaco, già presentata dal Goethe Institut in alcune città italiane ed anche ad Innsbruck e a Passau. Anche Hess apparteneva ai giovani talenti degli anni Venti che dal Nazionalsocialismo furono osteggiati e interdetti come bolscevichi della cultura, Lo stesso Hess poteva lavorare solo in condizioni proibitive fino a quando nel 1944 morì, vittima di un bombardamento aereo, nell’ospedale di Schwaz.
Dai
quadri della mostra appaiono palesi i conflitti del giovane pittore con le correnti artistiche dell’epoca. L’impressionismo o l’espressionismo vengono presto cancellati e nel neorealismo e nel cubismo degli anni Trenta (quest’ultimo è rappresentato da una serie di belle nature morte) Hess trova il modo di esprimersi nella maniera a lui più congeniale. Talvolta si è indotti ad avvicinare Hess ad Hofer o a Beckmann, ma ciò che desta viva attenzione non è l’eventuale autonomia di Hess nell’ambito dei movimenti artistici contemporanei, quanto la sua maestria che talvolta si manifesta nella armoniosa compostezza delle figure concentrate con vigore nel quadro.
Ciò realizza un rapporto di tensione incisivo tra figura e spazio, tra quadro e realtà nella quale questa pittura sembra aver trovato i suoi toni essenziali: le figure appaiono ammassate in breve spazio in primo piano e, lì dove nella profondità dei quadro si evidenzia,  lo spazio appare scisso (metafisicamente enucleato) dalla azione delle figure e sembra irreale e irraggiungibile per le figure stesse. Queste sono talmente in primo piano che appaiono come un ritaglio di particolare, delimitato dalla cornice, sì da sembrare compresso, in procinto di esplodere nello spazio del quadro. Dentro la cornice il dipinto diventa comprensibi1e e sperimentabile, ma nello stesso tempo indica il proprio limite dimensionale di fronte alla realtà che intende rappresentare.
                                                                                                  

                                                                                       Jürgen Morschel