La bella mostra allestita nelle sale
del Goethe Institut - Deutsche Bibliotek e che, secondo un
programma itinerante, dopo aver visitato varie città
italiane, da Padova a Genova, da Torino a Milano sarà
proposta a Innsbruck, Vienna Zurigo e Monaco di Baviera, ha
il merito di riportare all’attenzione sulla scena dell’arte
l’opera di un pittore, Christian Hess (Bolzano 1895
Innsbruck 1944) che fino ad oggi è stato mal conosciuto e
non rappor-tato a quella particolare temperie inquieta e
contraddittoria degli anni europei fra le due guerre, tanto
più balenante di contrasti drammatici nei Paesi
centro-settentrionali, particolarmente in Germania. Inoltre,
questa mostra riveste per noi un duplice interesse: e cioè
sia per l’intrinseca qualità delle opere di Hess, sia per la
circostanza significativa dei suoi ripetuti viaggi in Italia
e soprattutto per i soggiorni a Messina presso la sorella,
quando in una delle pause più serene di un’esistenza
tormentata e difficile dipinse quadri tra i più rilevanti
dell’intero suo lavoro.
L’estrazione artistica e culturale di
Hess ha naturalmente caratteri germanici, mantenuti anche
nel corso di incisive e profonde ricognizioni culturali, in
un rapporto costante di attrazione verso le radici
originarie ma insieme di avversione per la situazione
politica ed umana provocata dalla dittatura nazista. In tal
modo, tutto l’arco della ricerca di Hess si colloca in una
tensione di libertà che è esistenziale, ma è anche una crisi
consapevolmente affrontata e vissuta da Hess, così come da
altri artisti negli anni Trenta, nelle reiterate
sollecitazioni del rappel à l’ordre.
Di fronte ai suoi dipinti è evidente,
in ogni caso, la matrice espressionista: ma all’in- terno di
essa il linguaggio pittorico di Hess fa esperienza di ampia
declinazione, pur lasciando affiorare l’evidenza di ogni
contributo. Vale a dire che sulla irrinunciabilità a quel
riferimento primario ed essenziale vengono ad incidere gli
esempi degli ambienti monacensi (nei quali rifluivano anche
stimoli italiani desunti da Valori Plastici), la
rimeditazione sul “periodo rosa” di Picasso, le suggestioni
dei grandi cicli di affreschi italiani del passato, la ferma
conclusione formale ripensata su un cèzannismo forse di
seconda mano, ma non per questo meno attentamente indagato
nella possibilità di apporti proficui. A tutto questo si
aggiunga poi l’umore delle cose visibili assunto nella
nostra terra, nella campagna toscana, a Roma e soprattutto a
Messina: umore che viene afferrato e restituito con
quell’intimo fervore che non tradisce mai l’intenso scambio
con uomini, natura, cose, in un processo di verosimiglianza,
ma colloca l’artista all’interno di una realtà di cui egli
si appropria con intima felicità pittorica e, insieme, con
intensa capacità di impaginazione compositiva, di sintesi
plastica, di rapporto cromatico balzante.
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Hess - "Pescatori nello Stretto di Messina" |
Da tutto questo esce fuori una
personalità che fa di una qualità, naturale e connaturata
impegno appassionato e convinto di tutta l’esistenza e, di
questa, unica, vera ragione: aperto e disponibile ad
esperienze molteplici e tuttavia tra loro connesse fino alle
ricerche di semplificazione astrattiva; e intanto legato
alla responsabile conoscenza del dipingere e alla sua
manualità, alla duttilità del “mestiere”, inteso nel senso
più aderente ma anche più consapevolmente fedele, e che
quindi in ogni prova (disegno, incisione, olio, affresco, e
persino sculture e copie da opere famose) sa conservare, ed
anzi, salvare, l’autenticità del suo contributo e
l’animosità sempre desta del fare, la vigoria di un
personale linguaggio e la sagacia inventiva. Ogni aspetto
della personalità di Hess, ora a trent’anni dalla sua
scomparsa, si rivela segnato dalla ricerca di una libertà
che, pur dolorosamente e drammaticamente, più ancora che
nell’esistenza egli potè trovare nell’arte.
Sandra Orienti
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