Ausstellungen 1956

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Eröffnung der erste retrospektive Ausstellung
Des Malers Louis Christian Hess
Messina den 26 July 1956 - h 19
Teknischindustrielles Institut “Verona Trento”

 

 

 

Einleitung des Prof. Salvatore Castagna Direktor der Kunstschule in Messina

“Lo sviluppo pittorico in Louis Christian Hess”

La 1. Mostra Retrospettiva di Louis Christian Hess sarà aperta al pubblico tra qualche minuto proprio in questa bella città di Messina, dove il pittore si fermò per circa un decennio, liberandosi di tutte le varie esperienze d’arte che, pur avendolo interessato dal punto di vista artistico culturale, non erano riuscite a farne un succube. Difatti (e la sistemazione delle opere nella presente mostra ce ne vuole dare un esempio) Hess fu quasi sempre sfiorato dai vari avvenimenti d’arte che, o avevano compiuto il loro ciclo - espressionismo francese - o sorgevano allora, o erano in pieno sviluppo - astrattismo, cubismo, metafisica, ecc.

Forse l’unico movimento che meno interessò il pittore fu il surrealismo, e ciò è giustificato da un certo conflitto di idee tra quanto si proponeva di esprimere il surrealismo e cioè: attività di pensiero, espressione di ciò che detta il pensiero, indipendentemente da qualsiasi preoccupazione estetica; e l’arte di Hess, il quale con i suoi dipinti dimostra di concedere poco al pensiero e molto a ciò che riesce ad impressionare il suo animo. E’ un motivo ricco d’istinto e quindi pittoricamente impulsivo; ecco perché, a mio avviso, ebbe a rifuggire la esperienza surrealista; eppure Lui, nato nel 1895, apparteneva proprio alla generazione che dopo la prima guerra mondiale, con a capo André Breton, diede origine alla rivoluzione surrealista.

Christian Hess ha iniziato i suoi studi frequentando la Gewerbeschule di Innsbruck, scuola per artigiani, dove i giovani, oltre a muovere i primi passi verso l’arte, apprendevano tutto ciò che tecnicamente poteva interessare al futuro artista. Questi primi anni sono stati un po’ duri per il giovane Louis Christian Hess, le condizioni economiche familiari che non erano tali da farlo studiare con tranquillità, le necessità della vita quotidiana gli imponevano di fare vari mestieri nelle ore extra scuola. Conosciuto il maestro Thaler, lo collaborava nell’esecuzione degli affreschi della Chiesa di Imst, da questo primo contatto con la pittura murale Hess ne rimaneva avvinto per cui, tutte le sue ricerche, i suoi studi di allora tendevano alla realizzazione di affreschi.

Scoppiata la 1. guerra mondiale Louis Christian Hess, in uniforme di combattente, serviva la patria sui campi di Verdun dal 1915 al 1918. Cessate le ostilità, e tornato alla sua Germania, dopo lo sbandamento post-bellico, frequenta con serietà di studi presso l’Accademia di Monaco: nel 1929 si ribellava all’Accademia (era di moda in quel tempo ed in precedenza si erano verificati casi simili in Francia ed in Italia) ed entra a far parte del gruppo “Juryfreien” – liberi artisti.

Questo movimento, nato a Monaco e di cui fece parte anche l’ottimo Adolf Hartmann, volle essere un rinnovamento, ma è certo che il vero scopo non fu raggiunto a causa di regioni politiche e di un evidente disaccordo tra i componenti. L’Hess deluso, a questo punto inizia un periodo di viaggi con la sua cassetta di colori e col bagaglio delle concrete esperienze pittoriche. Gira in Svezia, in Danimarca dipingendo all’aria aperta con una spiccata osservazione diretta della luce nel paesaggio. Dall’attività di questo periodo risulta chiaro come, da una iniziale e breve fase impressionista il pittore si avviava rapidamente verso una sintesi lineare psicologicamente espressiva non scevra di quella serenità che l’ambiente era riuscito a donarGli.

Ma il Suo animo irrequieto, il Suo spirito inondato di poesia e forse ancora una certa nostalgia per la sua Monaco, suggerirono uno dei primi ritorni in patria. Vi trova subito lavoro e torna all’arte decorativa, le pareti lo attraggono, l’odor di calce mescolato alle terre lo avvince sempre come nel passato e la Sua impulsività pittorica lo restituisce all’affresco.

Si sposta facilmente da Monaco a Berlino, a Innsbruck lavorando dietro commissioni. In pari tempo la pittura metafisica lo interessa, e nelle ore libere trova modo di avvicinarsi alle tele (non sempre preparate ed a volte poco indicate per ricevere il tocco del pennello). Ma Lui poco si interessa di questa fase preparatoria (ed a torto in quanto molta produzione è andata distrutta) e vi sfoga, quasi con ira pittorica, ogni compressione intima.

Siamo attorno al 1929 e l’artista tra una decorazione murale e qualche acquaforte – forma d’arte, che invero non l’entusiasma – ci da qualche saggio di scultura di ottima impostazione. Alcuni ritratti sono veramente felici, così come il nudo di ragazze in terracotta. Ma a noi oggi interessa Hess come pittore e quindi mi sono permesso solo di accennare allo scultore al solo scopo di riuscire a dare un’idea, seppure vana, della multiforme attività artistica che fu l’unico, e vero scopo della vita di Hess.

Partecipò a quasi tutte le mostre collettive dell’epoca e la sua intensa attività lo vide presente a Monaco, a Danzica, a Kassel, a Berlino. Qualche breve e fugace apparizione in Italia ridesta in lui l’amore ai viaggi. Non poteva stare fermo Hess e la seduzione del paesaggio italiano, la ricchezza dei monumenti, l’atmosfera splendida di luci lo avvinsero, non seppe resistere ancora una volta e tentò l’evasione verso il Sud. Messina fu la meta e forse alla vista di tanta bellezza naturale di fronte e tanta ricchezza di sole e di colore, Lui, nordico, ne fu tanto colpito da esclamare similmente a Cezanne della sua Provenza: “Che sete imperiosa di sole!”

Il periodo siciliano operò una trasformazione quasi totale nella formazione artistica di Hess, l’atmosfera vulcanica che dalle Eolie a Cariddi investe la catena dei Peloritani non poteva lasciare estraneo lo scontroso, taciturno, solitario Louis Christian. Posò il suo bagaglio imbrattato di colori e di vernici presso l’abitazione della sorella, che già da anni viveva a Messina e, confortato dalle cure di essa, unica parente sopravissuta di una famiglia numerosa, iniziava un lungo giro per le campagne e le scogliere del messinese. Quale tecnica poteva appagare l’istinto pittorico dell’artista investito quasi violentemente dalla dinamicità di tale paesaggio? Nessuna se non l’acquerello!

Ed ecco una ricca produzione di acquerelli veramente apprezzabili. Cambia radicalmente la sua tavolozza, prima grave e a volte densa di toni leggermente tenebrosi, sveltisce il suo sguardo ed arricchisce di una luce chiara e di cristallina trasparenza il colore, moltiplicandone la gamma. Sa scoprire la zona luminosa di un panorama così come riesce a penetrare nella psicologia del pescatore di Ganzirri. E’ un susseguirsi continuo di conquiste, l’azzurro cielo delle due sponde con qualche nuvola tinta di rosa desta tanto interesse pittorico all’Hess che vuol dipingere sempre all’aperto, in terrazza, rifuggendo lo studiolo che la sorella si era preoccupata di racimolare, togliendo una stanzetta alle necessità familiari.

E qui il pittore sembra aver dimenticato tutto ciò che prima aveva ritenuto indispensabile all’impostazione della sua pittura, Lui, mente libera,dà quasi l’impressione di scivolare in una intima contraddizione: ma non è così, solo all’osservatore superficiale può sorgere tale dubbio; invero non è altro che un “disagio dello spirito” necessariamente avvenuto nel pittore, nordico, al quale precedentemente tanta ricchezza di luce, di rossi caldi, di blu intensi, avevano potuto colpire la sua fantasia solo nei sogni.

Lavorò molto e guadagnò poco in Sicilia, cosa che col tempo finì per stancare lo spirito di abnegazione e di rinuncia che pure era spiccato in Hess. Ed un mattino di giugno del ’39 concretò il suo conflitto intimo con una affrettata partenza verso i luoghi che lo avevano visto nascere. Sosta a Roma, ma non lavora, impiega il breve tempo all’osservazione ed allo studio. Da una lettera inviata alla sorella quasi sconfessa tutta la sua produzione precedente ripromettendosi di rivedere, ancora una volta, la sua posizione stilistica. In tale occasione fa un accenno entusiasta all’astrattismo. Anzi si dà appuntamento con le sue tele che giacciono a terra in un angolo dello studio di Innsbruck, perché vi possa realizzare il suo sogno astratto. Ma in patria, ad attenderlo all’appuntamento c’era il secondo conflitto mondiale che lo voleva ancora in uniforme anche se le condizioni di salute di Louis Christian  erano nel contempo alquanto compromesse.

Lo studio cartografico militare lo assume in forza quale disegnatore, e dopo qualche tempo deve registrare il suo nome tra i militari deceduti. Intanto le tele che dovevano darci la piena conferma della continuità dell’evoluzione dello sviluppo pittorico di Hess, sono ancora là in un angolo della soffitta di un vecchio stabile di Innsbruck ad ammuffire a servire da pasto al tarlo. Avevano avuto poca fortuna! La sorte era stata aspra ma la dimenticanza non colpisce che i mediocri perché prima o poi pare che delle tele, anche se apparentemente trascurate si sprigioni una forza che lentamente suscita entusiasmo, promuove revisioni.

Questa è la prima testimonianza del procedere di tale forza nel mondo della cultura e dell’arte. Richiamandoci qua, dinnanzi alle opere di quest’artista per una revisione dei valori della sua pittura, indecisa, ma sincera sempre per contrasti spirituali che non furono solo di un individuo ma di una generazione e che Hess espresse con una nobiltà di forma e di colore dinnanzi a cui non possiamo non inchinarci a pensare e meditare.