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Marcello
Venturoli
Collaboratore di diversi giornali e riviste, critico d’arte di “Paese Sera”, forma un sodalizio con Niccolò Gallo e l’editore Luciano Lischi presso la cui Casa pubblica “Dagli impressionisti a Picasso” (1952), “Personaggi e vicende dell’Arte moderna” (1955) e “La Patria di marmo” (1957). Quest’ultimo saggio, che racconta in chiave satirica la colorata vicenda del monumento a Vittorio Emanuele a Roma, sullo sfondo di 40 anni di vita nazionale, dal 1870 al 1911, vince il Premio Viareggio di quell’anno. Nel 1963 per contrasti con la commissione culturale del partito comunista sulla sua politica delle arti, viene licenziato da “Paese Sera” e si ritira nella sua casa al mare a Ostia dove riprende l’attività letteraria. Escono in quegli anni i romanzi “Lo sprecadonne” (1965) e “Dietro il silenzio”(1968); i saggi “Il viaggiatore in arte”(1966), “Tutti gli uomini dell’arte” (1968) e, in collaborazione con Alberto Consiglio, “Montecitorio” (1970) che raccoglie saggi dei maggiori storiografi italiani, tra cui una sua storia del costume parlamentare italiano. Negli Anni 70 scrive il suo romanzo di maggior impegno “Il libro di Giona” e riprende la poesia pubblicando il volume “Canto plurale” per le Edizioni L’Astrogallo (1976), illustrato da Emilio Greco, Valeriano Trebbiani e Renzo Vespignani. Seguono: “Il fiore buio” (1979), “Il filo iridato” (1982), “Racconti in versi” (1985) a cura di G. Bufalino, “Come dal giorno prima” (1988) a cura di G. Spagnoletti, “Io, Saffo” (1992), “Costellazione madre” (1993), “La stella di Giulietta” (1994). Ha donato alla Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte di Roma una sua raccolta di circa 5 mila cataloghi di mostre tenute in Italia tra il 1962 e il 1984.
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