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Piazza Navona (*)
(Roma 1930)
Olio su tela cm 80 x 99

Esposizioni

 

(*) Il titolo indicato nel Catalogo della Mostra della Riscoperta (Palermo 1974) come Piazza Navona, è improprio. Si tratta, invece, di uno scorcio del “Quartiere San Lorenzo” (Roma 1930). Il quadro di Christian Hess riproduce un angolo del rione sparito sotto l’attacco aereo dei bombardieri americani del 19 luglio 1943 che causò tremila vittime. Unico elemento riconoscibile del quadro è la superstite ciminiera che è stata inglobata, come cimelio di archeologia industriale, nell’edificio del Dipartimento di genetica e biologia molecolare del Centro Nazionale delle Ricerche, costruito nel dopoguerra. Il gigantesco fumaiolo faceva parte della fabbrica di birra Wuhrer (già Patzkoski), situata all’angolo di via degli Apuli e via dei Sardi, colpita da spezzoni incendiari e distrutta dalle fiamme.

 

"...Per quanto poi riguarda la sua affinità col Novecento italiano, che dovette pur apprezzare nei suoi valori e maestri maggiori, più che l'aspetto mitico e classicheggiante, celebrativo e trionfalistico del "grande passato" accarezzato dalle medie borghesie uscite fuori "deluse" dalla prima guerra mondiale, Hess coglie del "ritorno all'ordine" quello che Lionello Venturi chiamò il "ritorno alla natura" e dell'Italia e della Sicilia gli aspetti umani, nobilitando dentro un rigore plastico ben lontano da artifici accademici e manieristici, tipi e folklore, volti di piazze italiane e di regioni: "Campagna di Firenze", "Carretto e ulivi a Messina", "Sotto i fichi d'india", "Bracciano", "I templi di Agrigento", "Forte Gonzaga a Messina" - di cui e' riconoscibile, oggi, soltanto il cucuzzolo turrito del monte - "Piazza Navona", nel gusto incredibilmente vicino a quello del Virgilio Guidi prima della sua partenza per Venezia intorno al 1925, sono tutte presenze italiane, tanto libere, quanto responsabili: perché dovunque l'artista arrivasse in quella sua vita di pittura, o, se si preferisce, in quella pittura tutta nella vita, sapeva avvalersi della natura come di un baricentro, la sua visione era sempre "all'interno" del luogo, non turistica, non evasiva...".
Marcello Venturoli (Catalogo 1974)