Una
mostra retrospettiva del pittore tedesco Christian Hess
(nato a Bolzano nel 1895) ha trovato in Torino (Sala
delle Colonne, al Teatro Gobetti, via Rossini 8)
l’ultima tappa italiana di un itinerario iniziato in
Sicilia – dove a più riprese l’artista soggiornò
vivendovi una sorella sposata, Emma – per concludersi ad
Innsbruck, la città in cui, nel ’44, egli morì in
seguito alle ferite riportate sotto un bombardamento
aereo. La vita di Hess si chiudeva dunque nel breve arco
di 49 anni, dopo aver dato il meglio di sé fra le due
guerre. Della sua vicenda artistica reca ora
testimonianza l’esposizione che, organizzata col
patrocinio del Goethe Institut e con l’appoggio della
Regione Siciliana, oltre che di altri enti siculi, ha
riunito una sessantina dei superstiti suoi dipinti ad
olio, acquerelli e disegni (mancando soltanto le
sculture, di cui s’è perso quasi tutto); un complesso di
opere che, a trent’anni dalla scomparsa del pittore,
contribuirà certo a sottrarlo ad un immeritato oblio.
Di fronte ai suoi quadri si sente subito, infatti, la
tempra dell’artista che ha vissuto nel clima europeo del
suo tempo, interpretandone le più vive suggestioni in
una forma che, a poco a poco, doveva passare dalla
originale estrazione post-impressionista ad un
espressionismo già attenuato, per serbare anche in
seguito quasi una propensione per le avanguardie
storiche, sino a sfiorare, verso il 1931-35 certe
cadenze più neo-cubiste che, propriamente, astratte.
Hess è stato senza dubbio un pittore colto – l’occhio
aperto e ricettivo – un autentico temperamento di
colorista. Le immagini che ci ha lasciato, fanno subito
presente la loro parentela con certi personaggi dipinti
da Hofer e da Beckmann, così come le accensioni dei
colori hanno qualcosa dell’astrattismo d’un Baumeister,
mentre i frequenti soggiorni italiani riecheggiano, con
un vago novecentismo, soprattutto una luminosa tavolozza
che può far pensare a quella di un Guttuso, nei sulfurei
riflessi mescolati ai verdi dei fichi d’India, ai blu
limpidi dei cieli e ai viola di cui l’ombra qui tinge la
terra.
Non meravigli, quindi, il suo interesse per i personaggi
popolari, la sua quasi – “immedesimazione nel popolo
siciliano” (come la chiama Venturoli: si pensi soltanto
alla storia dell’uomo: tedesco democratico a Barlino,
sotto i primi furori “incredibili” dell’hitlerismo,
pacifista a Lucerna” quando già aveva aderito al gruppo
della Juryfreie (“fuori giuria”). Era, questo, il
movimento di punta di cui divenne subito l’animatore, ma
per poco, in quanto ben presto fu sciolto da Hitler che
lo considerava sovversivo. Fu soprattutto allora che
Hess cercò in tutta Europa, dal Nord al Mediterraneo,
nuovi contatti e nuovi stimoli di cui continuò sino
all’ultimo a nutrire la sua mano artigiana.
Angelo Dragone