Dalla scuola di Innsbruck alla scoperta dell’isola
L’opposizione al nazismo
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Christian Hess: “Nettuno grottesco” (1927) |
Si inaugura oggi, alle 18,30, nella sala delle Armi in
Palazzo Vecchio, la mostra retrospettiva di Christian
Hess, organizzata dall’Associazione culturale
italo-tedesca di Firenze, sotto il patrocinio del
Parlamento europeo. La mostra vuole riproporre la figura
di un artista austriaco di singolare levatura, che le
vicende politiche degli anni ’30 e le traversie degli
anni di guerra avevano completamente travolto. Già
presentata a Palermo, dove è stata di fatto riunita, la
mostra passerà poi in Austria e Svizzera per concludere
il suo itinerario a Monaco di Baviera, che coincide con
lo stesso itinerario umano e culturale del pittore.
Nato nel 1895 a Bolzano da famiglia austriaca, educato
all’arte (e soprattutto alle tecniche artistiche, per le
quali per tutta la vita avrà profonda passione) in una
scuola di Innsbruck, soldato sul fronte francese, solo
nel 1919 si iscriverà all’Accademia di Monaco, iniziando
contemporaneamente ad esporre. Ma l’amore allo studio, e
più ancora un’inquietudine che lo segnerà per tutta la
vita, lo porteranno ben presto a viaggiare in molti
paesi d’Europa, mettendolo a contatto con l’arte del
passato, ma soprattutto con le nuove situazioni che
l’arte moderna aveva determinato nei vari paesi. Se c’è
l’artista che non può dirsi cittadino di un solo paese,
è certo lui.
Comunque nel 1925 eccolo scendere in Italia, per
approdare a quella terra che sarà il grande amore della
sua vita, la Sicilia. Non vi resterà più di qualche mese
per ora, ma vi ritornerà a lungo negli anni successivi.
Un paese ideale: la terra del sole, degli antichi, ma
anche il luogo di una solennità calata a fondo nella
vita degli uomini, l’antitesi mediterranea della sua
cultura cosmopolita.
Nel 1929 fonderà con altri il movimento “Juryfreie”
(fuori giuria), un movimento di opposizione al clima
ufficiale, che andava facendosi in quegli anni pesante.
Juryfreie presenterà artisti come Picasso, Klee, Ernst,
Baumeister, Severini, Mirò. Una duratura amicizia Hess
stringe con Karl Hofer. Come si vede tutt’altro che un
isolato, anzi con occhi aperti a quanto avveniva in
Europa.
Ma ben presto la situazione precipita. Nel 1933 agli
artisti moderni tedeschi non rimangono che due
alternative: o la clandestinità, artistica almeno, se
non anche personale, o l’esilio. Hess sceglie l’esilio e
scende di nuovo in Sicilia. Dopo varie vicende, spesso
dolorose, nemmeno la “terra dei limoni” è più per lui e
la realtà delle cose lo convince che non gli rimane che
tornare in Germania. Dopo qualche tempo di
semiclandestinità relativamente tranquilla, viene
scoperto e arruolato. La malattia lo libera dal
servizio, ma non gli facilita certo la vita. Dopo due
anni (nel frattempo si è trasferito a Innsbruck) un
bombardamento, insieme con tante altre vite, spegne
anche la sua.
Le 140 opere esposte, tra quadri e disegni, documentano
l’attività di un tipico esponente dell’arte dell’Europa
tra le due guerre, iniziando da quel “rappel à l’ordre”
che ha rappresentato una fase di ripensamento delle
avanguardie storiche e in cui il lavoro di Hess viene ad
affiancarsi a quello di Picasso, Derain, Hofer, Beckmann
e degli italiani Carrà, Sironi, Campigli, Tozzi. Con
un’anima nordica, certo; ma anche con una sincera
passione intellettuale e una schietta devozione per la
grande tradizione italiana, dagli Etruschi ai
contemporanei, che lo rende particolarmente vicino al
nostro paese. E’ certo che la mostra rappresenta, oltre
che la scoperta di un artista sconosciuto da noi,
l’occasione per riflettere di nuovo su un nodo ben
rilevante dell’arte europea tra le due guerre.
Renzo Federici
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