Critica

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La Mostra di Christian Hess

Il tedesco della Sicilia

Renzo Federici

Paese Sera - Il Nuovo Corriere
Cronaca di Firenze - 31 gennaio 1976  
 

Dalla scuola di Innsbruck alla scoperta dell’isola
L’opposizione al nazismo
 

Christian Hess: “Nettuno grottesco” (1927)

Si inaugura oggi, alle 18,30, nella sala delle Armi in Palazzo Vecchio, la mostra retrospettiva di Christian Hess, organizzata dall’Associazione culturale italo-tedesca di Firenze, sotto il patrocinio del Parlamento europeo. La mostra vuole riproporre la figura di un artista austriaco di singolare levatura, che le vicende politiche degli anni ’30 e le traversie degli anni di guerra avevano completamente travolto. Già presentata a Palermo, dove è stata di fatto riunita, la mostra passerà poi in Austria e Svizzera per concludere il suo itinerario a Monaco di Baviera, che coincide con lo stesso itinerario umano e culturale del pittore.

Nato nel 1895 a Bolzano da famiglia austriaca, educato all’arte (e soprattutto alle tecniche artistiche, per le quali per tutta la vita avrà profonda passione) in una scuola di Innsbruck, soldato sul fronte francese, solo nel 1919 si iscriverà all’Accademia di Monaco, iniziando contemporaneamente ad esporre. Ma l’amore allo studio, e più ancora un’inquietudine che lo segnerà per tutta la vita, lo porteranno ben presto a viaggiare in molti paesi d’Europa, mettendolo a contatto con l’arte del passato, ma soprattutto con le nuove situazioni che l’arte moderna aveva determinato nei vari paesi. Se c’è l’artista che non può dirsi cittadino di un solo paese, è certo lui.

Comunque nel 1925 eccolo scendere in Italia, per approdare a quella terra che sarà il grande amore della sua vita, la Sicilia. Non vi resterà più di qualche mese per ora, ma vi ritornerà a lungo negli anni successivi. Un paese ideale: la terra del sole, degli antichi, ma anche il luogo di una solennità calata a fondo nella vita degli uomini, l’antitesi mediterranea della sua cultura cosmopolita.

Nel 1929 fonderà con altri il movimento “Juryfreie” (fuori giuria), un movimento di opposizione al clima ufficiale, che andava facendosi in quegli anni pesante. Juryfreie presenterà artisti come Picasso, Klee, Ernst, Baumeister, Severini, Mirò. Una duratura amicizia Hess stringe con Karl Hofer. Come si vede tutt’altro che un isolato, anzi con occhi aperti a quanto avveniva in Europa.

Ma ben presto la situazione precipita. Nel 1933 agli artisti moderni tedeschi non rimangono che due alternative: o la clandestinità, artistica almeno, se non anche personale, o l’esilio. Hess sceglie l’esilio e scende di nuovo in Sicilia. Dopo varie vicende, spesso dolorose, nemmeno la “terra dei limoni” è più per lui e la realtà delle cose lo convince che non gli rimane che tornare in Germania. Dopo qualche tempo di semiclandestinità relativamente tranquilla, viene scoperto e arruolato. La malattia lo libera dal servizio, ma non gli facilita certo la vita. Dopo due anni (nel frattempo si è trasferito a Innsbruck) un bombardamento, insieme con tante altre vite, spegne anche la sua.

Le 140 opere esposte, tra quadri e disegni, documentano l’attività di un tipico esponente dell’arte dell’Europa tra le due guerre, iniziando da quel “rappel à l’ordre” che ha rappresentato una fase di ripensamento delle avanguardie storiche e in cui il lavoro di Hess viene ad affiancarsi a quello di Picasso, Derain, Hofer, Beckmann e degli italiani Carrà, Sironi, Campigli, Tozzi. Con un’anima nordica, certo; ma anche con una sincera passione intellettuale e una schietta devozione per la grande tradizione italiana, dagli Etruschi ai contemporanei, che lo rende particolarmente vicino al nostro paese. E’ certo che la mostra rappresenta, oltre che la scoperta di un artista sconosciuto da noi, l’occasione per riflettere di nuovo su un nodo ben rilevante dell’arte europea tra le due guerre.

                                                                                                       Renzo Federici