Il Tiroler Landes Museum espone, fino al 31 ottobre, 60
opere di Christian Hess nato a Bolzano nel 1895 e morto a
Innsbruck nel 1944 in seguito alle ferite in un
bombardamento. Dopo la frequenza della scuola d’arte di
Innsbruck e alla Glaamalerei Hess studiò a Monaco, nel 1922
si fermò a Gotemburgo, Malmoe e Stoccolma e dopo a Vienna si
dedico soprattutto alla copia di ritratti di antichi
maestri.
Nel 1925 il pittore trovò a Messina una nuova patria. Qui si
trova anche la sua eredità artistica custodita dalle due
nipoti del pittore. Lo sviluppo artistico fu influenzato a
Monaco dagli espressionisti tedeschi e dall’amicizia con Max
Beckmann, dal 1928, e di Karl Hofer, dal 1930, è
stilisticamente rilevabile nella sua opera. Tuttuvia. la sua
espressione è poco aggressiva. Silenzio, malinconia e
concezione fatalistica esprimono i suoi ritratti. Colori
tranquilli e puri e la formulazione di scene intime
permettono all’invisibile di diventare visibile. Come
“pittore di Messina” egli trova un gioco di colori ricco di
sfumature.
Hess appartenne a due cerchie di cultura quella
mitteleuropea e quella mediterranea. Tuttavia egli non ha
nulla in comune con l’arte tirolese fra le due guerre, ma
egli ebbe spunti dalla pittura tedesca, francese e italiana
degli anni Venti. Bisogna ringraziare l’Istituto Italiano di
Cultura se si può vedere anche ad Innsbruck la mostra
itinerante preparata dal Goethe Institut di Palermo. Il
valore di mercato dei quadri è salito frattanto sui 300/400
mila scellini. Accanto alla qualità artistica del riscoperto
Christian Hess questa circostanza aggiunge sensazione
all’interessante mostra.
E. C. Mansbart
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