I visi sono sempre intensi: la “Modella nello studio” si
stringe al collo con rabbia una pelliccetta che sembra un
animale ancora vivo e ferito. La stessa tensione era già nel
guazzo giovanile “S.O.S.” in cui echi più o meno immediati
d’altre esperienze e d’altri pittori si raggrumavano
nell’essenzialità vigorosa e personale del tratto, nel
contrasto drammatico fra le ombre e le luci, fra il viso
bianco e la gran bocca buia lacerata nel grido.
La vita di Christian Hess conobbe gli anni più dolorosi
della storia europea, la prima guerra mondiale, l’avventura
del primo dopoguerra in Germania, il Reich e gli ideali
antinazisti. Tutto ciò spiega l’ansia di vita ed insieme
l’angoscia dell’opera sua, come spiega la costante tensione
alla ricerca di un linguaggio più scabro ed essenziale, ma
più suo, intimo, capace di coprire tutti gli umori.
Gli anni meno angosciosi Hess li trascorse in Sicilia, e qui
poté innestare lezioni formali e figurative mitteleuropee o
europee – dalla “Brücke” al “Blaue Reiter”, ma anche ai
post-impressionisti francesi, al primo Picasso, al primo De
Chirico – su una serie di fattori umani ideologici e
folklorici ben locali ed immediati: il colore nelle sue
compattezze e nei suoi splendori come nelle sue intonazioni
fosche o drammatiche scaturisce proprio di qui. E tanto è
chiarissimo in opere come “Asinello e fichidindia” del 1925,
o come “Donne di Sicilia” del 1927. La vastità del messaggio
che questo pittore ha voluto lasciare all’umanità è di una
evidenza drammatica in tutte le sue opere.
Non si può rivederne i quadri e non sentire ancora aperto e
bruciante il dialogo, nonostante che egli sia morto da
trent’anni. E in tale luce è davvero degna di nota
l’iniziativa patrocinata ovviamente soprattutto dal Goethe
Institut di Torino, di riproporre questa straordinaria
personalità d’artista.
La prima cosa che balza all’occhio, in questo quadro, è
l’angoscia uguale del muso della volpicina e dello sguardo
della ragazza. Il male di vivere di sempre, di questa
“Modella nello studio” come degli altri personaggi di Hess,
sembra accrescere l’intensità e la violenza del linguaggio
pittorico. |