Critica

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Mostra a Roma di Christian Hess
 
 
Cesare Vivaldi
 

Rai Gr3 Cultura - 28 marzo 1983 - ore 15,15

 

La Galleria Artmessage propone a Roma la retrospettiva di un pittore tedesco della generazione a ridosso di quella dei grandi maestri dell’espressionismo, generazione che ebbe la rara sfortuna di partecipare a ben due guerre mondiali e di trovarsi in  piena maturità nel momento del trionfo di Hitler, riducendosi così in molti casi a lavorare quasi clandestinamente,

Hess, nato nel 1895 a Bolzano e vissuto sempre in Germania o in Svizzera (salvo lunghi periodi a Messina, dove aveva una sorella), combatté da ragazzo sul fronte occidentale e nel 1940 fu nuovamente richiamato, per morire nel ’44 a Innsbruck sotto un bombardamento aereo. Egli ebbe quindi breve vita e molte sue opere sono andate disperse; sì che la maggior parte di quelle che ci restano - messe in salvo dalla sorella - sono state dipinte nei suoi soggiorni siciliani, uno dei quali prolungatosi per tre anni, dal 1935 al ’38.

Né la Sicilia è stata ingrata verso questo cantore tedesco tanto è vero che nel novembre-dicembre 1974 Regione Siciliana, Goethe Institut di Palermo e altri enti locali hanno organizzato al Palazzo del turismo di Palermo la maggiore esposizione di Hess che si sia mai tenuta, in parte ora portata qui a Roma.

Una ricostruzione precisa della personalità di Hess non  è facile, vista la dispersione di tante opere. Egli è comunque un pittore molto solido e molto colto, che muove da una base post-espressionista, con affinità soprattutto a Beckmann e a Hofer, e quindi contatti col “Novecento” italiano. Su questa base egli innesta vivaci sperimentazioni cubisteggianti, limitate a piccole opere, ma che non rimarranno senza conseguenza anche in quadri di impegno, come “L’indovino” dipinto a Messina nel 1933, o come “Natura morta verticale e pesci rossi”, sempre del ’33, che accanto a quella del cubismo sintetico accampa ricordi matissiani.

Hess è certamente un pittore eccellente, e deve essere considerato tra i migliori in Germania della sua generazione. Una generazione che ha portato avanti le conquiste dei primi, grandi maestri del secolo con proprie particolari inflessioni e con vera intelligenza. (Basti pensare che coetanei italiani di Hess sono Campigli e Trampolini). E se la vita, tutt’altro che felice e agiata e la morte precoce non hanno permesso a Hess una produzione rilevante, ciò che resta è pienamente sufficiente a comprendere il valore  e il significato della sua opera.

                                                                                                           Cesare Vivaldi