Christian Hess ci pare esprima in maniera esemplare l’arricchimento che un artista dallo spirito aperto può trarre dall’incontro di diverse culture, diverse tradizioni e diversi modi di vedere il mondo. Nato a Bolzano, cresciuto a Innsbruck, in Austria, compì i suoi studi di pittura presso l’Accademia delle Belle Arti di Monaco di Baviera. Dopo viaggi in Svezia, Danimarca e in Austria, Hess venne per la prima volta in Italia nel 1925, all’età di 30 anni e si fermò per un periodo piuttosto lungo a Messina. Mentre il giovane artista aveva portato in Sicilia - come osserva giustamente Marcello Venturoli - “la sua esperienza di figuratore educato dall’Europa, ricambiava i doni di questa cultura, riportando a Monaco ed in Germania, condensato nei suoi quadri eseguiti nelle brume, tutto il sole dell’isola”. Ormai negli anni fra il ’25 e il ’33, Christian Hess si fa un nome fra i giovani artisti di Monaco che espongono nel gruppo dei Juryfreien (i fuori giuria). Ma il destino non gli concede molti anni di libero lavoro. Già aleggia sulla Germania l’incubo del fascismo e nel ’33 anche le opere di Hess vengono condannate. Ormai l’artista che fugge in Italia, non trova più pace. Ma mentre altri artisti, dopo gli anni dell’oscurantismo in Europa, potettero tornare nella patria e trovare finalmente l’atteso riconoscimento, la vita di questo grande ed umano pittore si spense assurdamente in seguito ad un bombardamento su Innsbruck nel 1944. Le sue opere bruciate, disperse, perdute, tranne quelle conservate dalla sorella in Sicilia. E’ per questo motivo che non ci sembra solo un atto di giustizia verso l’“oeuvre” di Christian Hess e verso l’uomo organizzare questa mostra retrospettiva, ma anche un dovere per salvare i valori che questo pittore di spirito europeo sa dare ai posteri. Auguro alla mostra - che sarà esposta quest’anno in tutte le sedi del Goethe Institut in Italia e nell’anno prossimo anche ad Innsbruck, a Vienna, Zurigo e Monaco di Baviera - il meritato successo.
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