Critica

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Christian Hess  

 

Gert Ammann
 

 






Dal
Catalogo:

Christian Hess (1895-1944)
Ausstellung im Tiroler Lamdesmuseum
Ferdinandeum - Innsbruck
in Zusammenarbeit mit dem
Italienischen Kulturinstitut in Innsbruck
15. September bis 31. Oktober 1976

 

   

Gli artisti del periodo tra le due guerre trovano nel mercato, nella ricerca e nella esposizione della storia dell’arte, sempre crescente attenzione; nelle loro opere si ridesta una situazione che offre attraverso esperienze sociali, economiche e politiche, collegate alla lotta per l’esistenza, motivi interessanti e molteplici aspetti. In uno sguardo retrospettivo ciò diviene evidente in tutti i campi estremi di intense sensazioni da un punto di vista positivo e negativo. La situazione di crisi portò all’artista – a prescindere dalla necessità materiale – un crescente bisogno di una immediata e libera espressione di sé. Questo bisogno di illustrare, criticare, denunciare in modo social-politico era anzitutto tipico degli espressionisti tedeschi se si volesse esprimere ciò nella realtà dei complessi differenziati e pur generali. Quelle forze artistiche in Germania erano i fattori decisivi per una visione della vita che precipitava in una aggressione spietata, in una ribellione verso i tristi rapporti decadenti, in una accusa contro lo sterminio dell’umanità. Nella prima fase dell’espressionismo tedesco erano ancora validi dei temi che si raggruppavano in puri formali aneliti nella composizione e nella coloritura, ma dopo la prima guerra mondiale lo scenario della tematica pittorica viene fortemente spinto in quel campo critico-sociale. Solo pochi di questi aggressori come Max Beckmann, Gorge Grosz oppure Otto Dix manifestarono quella situazione in maniera spietata. Per tutti loro si trattò dell’esistenza umana, del rapporto del singolo col gruppo, di una collocazione sociale simile o differenziata. In questa cerchia artistica è da porre l’ambito spirituale e stilistico di un pittore della cui esistenza si venne a conoscenza appena due anni fa: Christian Hess.

 Adesso l’opera di Christian Hess viene presentata in una mostra itinerante del Goethe Institut di Palermo in collaborazione con il Tiroler Landesmuseum e dell’Istituto Italiano di Cultura di Innsbruck dal 15 settembre al 31 ottobre 1976 al Ferdinandeum con 60 lavori di pittura e grafica. La mostra poteva essere visitata dal 1974 a Palermo, Roma, Padova, Genova, Trieste, Bolzano, Milano, Firenze e Torino e in seguito, dopo Innsbruck, sarà esposta a Monaco, Zurigo e Vienna.

Le notizie sulla vita e le opere di Christian Hess sono rare. Nel catalogo “Tiroler Kunstler” del 1927 (del Tiroler Landesmuseum) Hess non appare. Domenico M. Ardizzone ha preparato nel catalogo di Palermo (1974) la documentazione biografica da cui deve essere preso il riferimento. Contributi di Marcello Venturoli, Hans Eckstein e Nuccio Cinquegrani illustrano lo sviluppo dell’esperienza artistica del pittore e grafico Hess. Per la prima volta, quindi, viene intrapreso il tentativo di analizzare la sua posizione artistica nell’ambito dell’espressionismo e delineare i punti di riferimento precisi.

Nato da tirolese a Bolzano nel 1895 e morto a Schwaz nel 1944 dopo un bombardamento aereo a Innsbruck, Hess ha poco in comune con il Tirolo. Tutti i soggiorni in patria che si contano nelle stazioni della sua vita vagabonda, lo rendono natio di qui. Dal punto di vista artistico egli oscilla  tra Beckmann e Hofer, tra Cézanne, Dufy e Marquet, ma egli assimila attraverso la sua lunga permanenza in Italia, specialmente in Sicilia, dove oggi si trova la sua eredità, quella forma lì generalmente valida di questo paesaggio meridionale. Attraverso i suoi studi a Monaco egli si confrontò presto con gli espressionisti tedeschi, fino a quando nel 1928 entrò in quella sfera attraverso la conoscenza e l’amicizia di Max Beckmann e Carl Hofer.

 I quadri e la grafica di Christian Hess nella loro  atmosfera depressiva sono pervasi da un certo pessimismo, allora molto valido, che caratterizzò l’isolamento del singolo nel suo ambiente. Le sue nature morte, i suoi quadri d’architettura, anche i suoi gruppi di persone diventano una “natura morta”. Nella coloritura Hess passa da accenti di sfumature impressioniste verso le strutture di luce prese da Beckmann con ampi modi pittorici e colori chiari, spesso scuri o neri nei contorni. Formalmente verso il 1922 tende a manifestarsi liricamente, ma sempre nella direzione dei motivi che si appoggiano alla conformazione dello stile di Beckmann verso uno stile di forte imponenza plastica. La sua opera acquista verso il 1924-25 sfumature espressive nel senso di Kokoshka, nel 1927-29 disegna gli oggetti sempre più plasticamente, si avvicina alla pittura delle figure dominanti di Max Beckmann in cui è presente la vivacità della persona nell’ambiente e dell’oggetto nella tridimensionalità. Presenze di “deformazione” (doppia visuale) delle fisionomie nel senso di Picasso diventano attuali attraverso la mediazione di Carl Hofer, chiari, coloristici dettagli ricordano Dufy, elementi di collage cubisti di un Braque o Gris vengono espressi nelle nature morte del 1935-38, i chiari valori coloristici negli acquerelli sembrano essere mediati da Dufy e Marquet, ed il suo tratto di disegno ricorda la maniera della scrittura scarna, concentrata nella linea di Matisse. I suoi trittici sono impostati nella formale concezione di quelli di Beckmann o Dix, lasciano la possibilità di una composizione più ampia e completa. Le sue opere di gruppi ricordano Léger, i suoi ritratti impostati in semplice riposo classico rimandano alla fase neoclassicista di Picasso. Ma resta sempre presente l’anelito all’espressivo e in questo ampio e differenziato complesso dell’espressionismo deve essere allineato artisticamente Christian Hess.

 Una dettagliata analisi delle sue opere presenta elementi caratteristici di tutti i pittori qui citati; in un primo momento ciò potrebbe dare un’indicazione del pittore di una forte dipendenza artistica: All’inverso qui è evidente quel fenomeno da cui non si è potuto sottrarre nessuna figura artistica. Le intense possibilità d’informazioni, i reciproci rapporti di scambi culturali oltre i confini politici e geografici, davano invece punti di contatto e comunità per ogni artista che studiava e lavorava nel ventennio, e che quindi ogni tempo – visto dalla prospettiva odierna – sembra così chiuso ed improntato fondamentalmente per ulteriori sviluppi. La determinazione di questi punti chiave erano decisivi. Nel 1929 a Monaco si era legato al movimento Juryfreie nella cui galleria, alla Prinzregentstrasse furono presentati anche pittori come Picasso, Arp, Max Ernst e Kurt Schwitters. Fin dal 1928 egli fu indubbiamente legato specialmente con Beckmann e Hofer, ma non portò avanti quei motivi estremamente aggressivi di Beckmann, ma formulò, spinto dal suo spirito sensibile ed autocritico, un proprio linguaggio riservato. La sua arte procedette di più verso una silenziosa pittura sia nel tema che nel contenuto, non vi sono in lui improvvisazioni, nessun effetto forte, nessuna vitale accusa prorompente. I suoi visi immobili, spesso anche non partecipanti, sono introversi e muti.

 Per Beckmann l’essere è un mistero; in questa concezione dell’esistenza sta la sua passione: “Rendere visibile l’invisibile attraverso la realtà”. Nella sua essenza Beckmann va fino alla più profonda forma della realtà. Nulla è sentimentale, nulla va perduto della plasticità spaziale dell’oggetto, della profondità del quadro. I quadri dipinti da Hess nel 1928, come la severa costruzione “Bracciano”, la “Giacente” o “M. N con i due figli”, gli ultimi creati a Monaco, o il quadro “Prova al concerto II”, che nella sua riduzione a chiare linee e nella figura alle spalle dimostra un marcato riferimento a Max Beckmann, stanno in rapporto di quell’incontro con Beckmann malgrado la pittura modulata all’interno della superficie dei corpi e degli oggetti forti e conformati in volumi plastici. Come morbido – e vorremo dire quasi lirico – è invece il “Balcone in Sicilia” (1928) che rende evidente una sensibilità ed una impostazione di vita mutata rispetto a Monaco. All’inverso di ciò si evidenzia la singolarità di Christian Hess nelle sue molteplici formulazioni coloristiche, che nei quadri dell’anno 1937 “Davanti allo specchio” e le “Due modelle” o nel maestoso coloristico motivo delle “Tre modelle” trova un collegamento con Carl Hofer. Qui si specchia una ricca melodia di opere coloristiche i cui contenuti luminosi sono determinati da uno straordinario effetto. Nella “fase Beckmann” si ricorda  forse anche il suo studio alla fabbrica di pittura su vetro di Innsbruck, e nella fabbrica di ceramiche Kuntner a Brunico nel 1912 dove il disegno era l’elemento di composizione pittorica; questo momento grafico giocò un ben preciso ruolo per l’impostazione dei motivi fin dai suoi inizi artistici nella scuola statale di Innsbruck (1908) dove egli compì intagli in legno, linoleum e incisioni per ex libris. Quadri di queste tecniche furono esposti nella mostra del 1915 nella Galleria Taxishof di Innsbruck.

 Già durante la prima guerra mondiale che trascorse in gran parte sul fronte delle Fiandre, egli si confrontò con i musei del luogo, con le correnti della pittura contemporanea della Francia, Belgio e Olanda. Alla separazione dalle nuove tendenze attuali egli si contrappose durante il periodo dell’Accademia di Monaco (con il prof. C. Becker-Gundahl) dal 1919 al 1924. A Monaco erano ancora sensibili gli aspetti del gruppo “Der Blau Reiter” che si era sciolto all’inizio della prima guerra mondiale. Monaco era una sorgente di informazioni, anche attraverso i pittori della “Brücke” ed i Fauves francesi. Qui Hess  trovò abbastanza punti di contatto e nel 1920 trovò anche documentazioni che per la prima volta potevano essere visti nella mostra “Junge Münchner”. Riferimenti al linguaggio di Maillols, Dufy, Marquet o Friesz sembrano prevalere nei suoi paesaggi, in cui è espressa una consonanza intensamente coloristica; il suo rapporto con la natura anche nei motivi più tardi, era assolutamente determinato da un’impressione di atmosfera.

 Nel 1921 Hess potè esporre le sue opere alla galleria d’arte S. Martinus nella Odeonplatz di Monaco alla mostra collettiva “Junge Münchner” con Bosch, Hartman, Kühnel, Liebhart, Nickl, Siegler, Therhorst ed i plastici Dietz e Miller. Nello stesso anno andò con una borsa di studio a Gotemburgo, Malmö e Stoccolma e nel 1922 eseguì il ritratto “Baronessa con veletta” che si rispecchia in uno spazio adeguato pur nella stringata rappresentazione dell’oggetto, la cui raffinata composizione coloristica dipinta brillantemente con un pallido incarnato, vestito nero grigio, capelli rossi, dimostra la sua sensibilità coloristica, ma anche nel modellare del corpo media la plasticità spaziale di Beckmann. Da Innsbruck, Bolzano, Brunico e Salisburgo Christian Hess nel 1922 va a Vienna. Là la sua tecnica pittorica dell’uso del colore fu raffinata dallo studio e dalla copia di Tiziano, Velasquez e innanzitutto del Veronese (1923). Conclusi gli studi all’Accademia di Monaco tornò nel 1924 a Vienna e si dedicò soprattutto ai ritratti. Nel 1925 passando per Firenze andò per la prima volta in Sicilia, a Messina, residenza della sorella, che doveva diventare per lui una nuova patria (accanto a Monaco e alla Svizzera). Nei paesaggi come “Asinello e fichidindia”, 1925, dipinto a Messina, o nel “Caprone e fichidindia” (1927) elaborato a Messina, diviene evidente la profonda esperienza di una nuova coloristica, di una coloristica che precipita in pennellate impresse profonde, pesanti, splendenti, spontanee e veementi (come in Kokoshka). Il “Nettuno” di Messina 1927 ricorda notevolmente l’effetto coloristico di De Chirico. Negli acquerelli, come “Donne di Sicilia” (1927) Hess si eleva ai valori del colore luminosi e solari e si concentra su toni puri, ininterrotti, senza sfumature fa risaltare blu, giallo, verde e rosso come pastelli e vi interseca il tono della carta come elemento codeterminante dell’atmosfera (Cézanne).

       

Baronesse mit Schleier 1922 (Göteborg) 

Esel unter Kakteen
1925 (Messina)

Koncertprobe II
1928 (München)

Park mit rotem Stuhl
1929 (München)

       

Der Schahspieler, 1931

Wahrsager, 1933 (Messina)

Drei Modelle, 1932

Die Modistin, 1932

       

Qui a Messina, qui in Sicilia Christian Hess aveva trovato finalmente quel mondo aperto, quasi osannante alla vita che egli sentì come simile per la sua mentalità sensibile e malinconica. I suoi rapporti con la patria, il Tirolo, la sua città di lavoro Monaco, non li perdette mai negli anni successivi. Seguirono soggiorni a Bolzano, Innsbruck e Monaco, poi in Svizzera prima di tornare in Sicilia. Alla mostra per gli artisti tirolesi espatriati “Tiroler Künstler” (1925-26), non prese parte contrariamente alla notizia di Ardizzone. Nel 1928 seguirono mostre a Berlino, Braunschweig ed a Monaco nel Glaspalast; per l’industriale Mayer a Wismar creò un grande affresco, più tardi inviò bozzetti per un arazzo. Nel 1928 a Francoforte ebbe luogo l’incontro, così decisivo per lui, con Beckmann dove costui insegnò nella locale Stadel-Schule fino al 1933. Negli anni dal 1929 fino al 1933 Christian Hess creò le sue opere più importanti: la figura dominava, scene della vita italiana di pescatori, marinai, ladri, rappresentazioni del mondo dell’indovino, bagnanti in spiaggia. Ritratti e paesaggi e nature morte determinano i suoi temi. Qui egli dunque espresse tutta la sua tavolozza di colori, inizialmente ancora la struttura con contorni con chiari infracolori, poi sempre più sotto l’influsso francese di Dufy e Friesz con puri colori di forte tonalità. In gran parte non sono quadri narrativi, solo le “Donne di Messina” un acquerello del 1931 o “L’indovino” (1933) potrebbero essere valorizzati come quadri di genere nel senso più ampio. Proprio “L’indovino” vale forse come opera più essenziale e più centrale tra i dipinti figurativi e i trittici dell’anno 1933: qui si mescolano nel plastico disegno dei volti elementi alla Beckmann, ma anche forti affinità nel dare il colore, nella quasi negazione dello spazio (cosa che in Beckmann era inammissibile), nella decorazione leggera del primo piano e dell’ornamentale schizzo delle bandiere, alle opere di Dufy. Analogamente ai trittici di Beckmann creò alla stessa maniera quadri simultanei che in parte furono usati come “titelmotive” per il Cicerone di Lipsia e lo Jugend di Monaco. Parallelamente a ciò Hess cercò nell’espressione pittorica un contatto con Carl Hofer. Il suo “Giocatore di scacchi” (1931) o i molti quadri con modelle e nudi tendono nella coloritura e nella motivazione depressiva quelle tragiche solitarie pitture di Hofer. Anche il colorito un po’ scialbo della tavolozza impregnata di molto nero si impose ad Hess. Certamente questi motivi vennero incontro al suo carattere, anch’egli cercò il punto di riferimento uomo nel suo spesso precario isolamento, anch’egli sentì la precaria coscienza  per questa umana esistenza. Carl Hofer che egli incontrò a Roma nel 1931 a Villa Massimo fu un amico stretto. Nel 1930 Hess creò affreschi a Oeynhausen (Westfalia), nel 1931 bozzetti per il teatro a Breslavia (eseguiti più tardi).

 Dopo che la Juryfreie nel 1933 fu sciolta dal nuovo regime del terzo Reich, Hess cercò una via d’uscita da questa difficoltà spirituale verso un mondo ancora libero, tornò a Messina, sposò nel 1934 Cecilia Faesy, tornò con lei in Svizzera, ma lì fu costretto ad abbandonare la sua attività di libero pittore e dovette dedicarsi alla regia teatrale ed alla scenografia. La copertina della rivista “Jugend” pubblicava nel 1931 il quadro “Am Wasser” che deve essere considerato il prosieguo delle sue opere “Pescatore con giubbetta rossa” (Monaco 1929-30), “Matrosen” e “Am Strand” in quanto lo stile della luce, supportato da strutture grafiche, ci porta alle tavole dipinte più tardi a Messina. I suoi soggiorni cambiano continuamente, 1936-37 in Sicilia, 1938 in Svizzera, nel Liestal, dove il soggiorno gli fu più tardi negato dalle autorità svizzere, 1939 al Chiemsee dal suo amico pittore Franz Gebhardt, 1940 Monaco, 1941 in Axams, Zirl e Innsbruck. Pur tra le pesanti mancanze di lavoro in questi anni, con l’aiuto di mecenati egli potè creare grandi affreschi (forse ad Oberwossen in Baviera). Nel 1940 Hess fu chiamato al servizio civile, poi addetto alle poste, dopo una grave malattia fu trasferito all’ospedale di Schwabing nel sanatorio di Planegg e più tardi rilasciato per cui tornò in Tirolo. La produzione della fabbrica di seta a Krefeld per la quale egli creava i modelli (come Dufy per le manifatture francesi) fu chiusa. In questo modo andò perduta la base per un’esistenza più o meno ordinata.

 Negli ultimi Anni Trenta furono create molte nature morte che erano conformate secondo una concezione cubista, come collage alla maniera di Braque e Gris, trovarono una unificazione di motivi in bruno e verde. Nella riduzione su costruzioni compatte egli giunse agli stessi risultati anche nella scultura. Già nel 1939 fino a questa tarda fase di sviluppo del modellare egli rimase sempre fedele nel movimento dei corpi al canone parsimonioso delle forme di Maillols.

 Degli ultimi anni della sua vita non sono noti dipinti e grafica. Sembra che egli avesse già avvolto e completato la sua vita negli ultimi Anni Trenta e che alla fine della sua vita sia tornato nella sua patria, il Tirolo, proverbiale della mentalità di un tirolese, ma che non lo fu  in nessuna fase del suo lavoro artistico.

Gert Ammann
  

 Bibliografia:
CatalogoChristian Hess”, Palermo 1974
K. Hauser: Ein Tiroler Maler wieder entdeckt: Christian Hess
(Tiroler Tageszeitung del 31 dicembre 1974, pagina 11)
 

     
     

KATALOG

   

 

   

1 Baronesse mit Schleier, 1922
Öil auf Leinwand, 71 x 56 cm

21 Frau mit Kind, 1930
Kohle, 48 x 33 cm
bez. re. u.: L. C. Heß
41 Segelschiff in der Bucht, 1933
Öl auf Leinwand, 60 x 95 cm

 

   

2 Ruhende Frau, 1925
Öil auf Leinwand, 60 x 45 cm

22 Frau mit schwarzem Hut, 1930
Öil auf Leinwand, 83 x 55 cm
42 DIe Fischer von Taormlna, 1933
Öl auf Leinwand, 100 x 120 cm

 

   

3 Esel unter Kakteen, 1925
Öil auf Leinwand, 80 x 100 cm

23 Reisende in Italien, 1930
Tusche und Kohle, 50 x 65 cm
bez. re. u.: L. C. Heß
43 Natura morta,1933
Öl auf Leinwand, 61 x 93 cm

 

   

4 Haus in Ölhain, 1927
Öil auf Leinwand, 57 x 76 cm
bez. li. u.: C. Heß

24 Fuß- und Handstudien, 1930
Bleistift, 50 x 70 cm
bez. re. u.: L. C. Heß
44 Garten mit Zaun, 1933
Aquarell, 40 x 60 cm
bez. re. u.: L. C. Heß

 

   

5 Widder unter Kakteen, 1927
Öil auf Leinwand, 100 x 80 cm

25 Modell, 1931
Öil auf Leinwand, 54 x 20cm
45 Frauen von Messina, 1933
Aquarell, 45 x 65 cm
bez. re. u.: C. Heß 33

 

   

6 Sizilianische Frauen, 1927
Hinterglasmalerei, 21 x 15 cm

26 Schachspieler, 1931
Öil auf Leinwand, 94 x 74 cm
46 Wahrsager, 1933
Öl auf Leinwand, 120 x 100 cm

 

   

7 Neptun, 1927
Öil auf Leinwand, 96 x 79 cm

27 Bildnis der Freundin, 1931
Öil auf Leinwand, 90 x 58 cm
47 Selbstbildnis am Schiff, 1933
Öl auf Leinwand. 100 x 68 cm

 

   

8 Liegender Torso, 1928
Öil auf Leinwand, 68 x 95 cm

28 Bei der Modistin, 1932
Öil auf Leinwand, 70 x 93 cm
bez. re. li. u.: C. Heß 1932
48 Natura morta, 193.3
Öl auf Leinwand, 112 x 52 cm

 

   

9 Balkon in Sizilien, 1928
Öil auf Leinwand, 58 x 76 cm

29 Drei Modelle, 1932,
Öil auf Leinwand, 59 x 93 cm
49 Brücke in Lucerna, 1934
Öl auf Leinwand, 80 x 97 cm

 

   

10 Bracciano, 1928
Öil auf Leinwand, 60 x 69 cm

30 Frau vor dem Spiegel, 1932
Öl auf Leinwand, 63 x 51 cm
50 Cecilia Faesy, 1934
Radierung, 36 x 27 cm
handbez. re. u.: C. Heß 1935
Probedruck unverstählt N 1
Platte vernichtet

 

   

11 Schlatendes Mädchen auf
gelbem Kissen,1928
Öil auf Leinwand, 84 x 101 cm

31 ZweI Modelle, 1932
Öl auf Leinwand, 62 x 48 cm
51 Akt, 1934
Öl auf Leinwand, 55 x 82 cm

 

   

12 Frau MN. mit ihren Söhnen,
1928 Öil auf Leinwand,
80 x 100 cm

32 Modell im Atelier, 1932
Öl auf Leinwand 44 x 70 cm
bez. re. u.: C. Heß
52 Dieb und Carablnlere, 1934
Öl auf Leinwand, 62 x 76 cm

 

   

13 Konzertprobe II, 1928
Öil auf Leinwand, 84 x 59 cm

33 Stilleben, 1932
Öl auf Leinwand, 100 x 120cm
53 Antonia und Segelschiffe, 1934
Öl auf Leinwand, 66 x 56 cm

 

   

14 Rotschwarze Häuser, 1928
Öil auf LeInwand, 58 x 68.cm

34 Mädchen beim Kämmen, 1932
Öl auf Leinwand1 150 x 62 cm
54 Heuschober in Tirol, 1934
Aquarell 35 x 54 cm
bez. re. u.: C. Heß

 

   

15 Frau mit gelbem Hut, 1928
Aquarell, 44 x 35 cm

35 Kopf und Hand, 1932
Öl auf Leinwand, 60 x 70 cm
55 Sturm, 1934
Aquarell, 48 x 66 cm

 

   

16 Park mit rotem Stuhl, 1929
Öil auf Leinwand, 80 x 99 cm
bez. re. u.: C. Heß 29

36 Kind im Mohnfeld, 1932
Aquarell, 66 x 49cm
bez. re. u.: L. C. Heß
56 Stilleben mit Flasche
und Birnen, 1935
Öl auf Holz, 50 x 39 cm

 

   

17 Die ruhenden Maurer, 1929
Öil auf Leinwand, 100 x 118cm

37 Pisa, 1932
Aquarell, 44 x 66 cm
bez. Ii. u.: C. Heß 1932
57 Stilleben mit Spielkarten
und Blummen, 1935
Öl auf Holz, 50 x 39 cm

 

   

18 Mutter und Kind, 1929
Öil auf Leinwand, 53 x 58 cm

38 Fische in Scha'e, 1933
Öl auf Leinwand, 49 x 62 cm
58 Junge vom Leuchtturm, 1936
Aquarell, 45 x 58 cm

 

   

19 Piazza Navona, 1930
Öil auf Leinwand, 80 x 99cm
bez. re. u.: C. Heß 30

39 Stilleben mit "La Gazzetta",
1933 - Öl auf Leinwand
58 x 77 cm
59 Verstümmelte Gestalt, 1938
Tusche, 61 x 48 cm

 

   

20 Paar im Badekostüm, 1930
Öil auf LeInwand, 100 x 80 cm

40 Tauben auf der Terrasse, 1933
Öl auf Leinwand, 60 x 80 cm
60 Der Kuß, 1938
Tusche, 59 x 60 cm

 

   
   

Text und Abbildungen wurden dem gleichzeitig erscheinenden Katalog zur Dritten
lnnsbrucker Antiquittenmesse 1976 entnommen.
Herausgeber und Verleger: Tiroler Landesmuseum;
für den Verleger verantwortlich: Hofrat Dr. Erich Egg;
für den Inhalt verantwortlich: Dr Gert Ammann,
alle Innsbruck. Museumstraße 15
Fotos: G. Ammann
Druck: Druckereibetrieb Hans Egger, lmst