Quando, alla metà del 1700, vennero scoperte Pompei ed
Ercolano, poiché la dinastia borbonica, per merito di
Carlo III, attraversava il suo momento di migliore
Illuminismo, inizia la moda di visitare l’Italia per
ritrovarvi i segni della classicità, prima esclusivi
della città di Roma. Winckelmann fa conoscere le
bellezze degli scavi campani al mondo culturale
dell’epoca. Da allora personaggi illustri e altri meno
conosciuti, tutti innamorati della riscoperta
classicità, iniziano a visitare ii Meridione d’ Italia.
Christian Hess giunge a Messina nel 1925, dopo aver
terminato gli studi accademici a Monaco di Baviera, e
viene ospitato dalla sorella Emma, che ha sposato un
commerciante messinese. Formatosi nell’ambiente
culturale austro tirolese, Hess rimane subito colpito
dalla luce e dai colori della Sicilia. Così vi ritorna
anche negli anni successivi, prima da solo e nel 1935
con la moglie che, perô, alla fine di quell’anno lo
lascia.
I
pittori tedeschi, suoi amici degli anni giovanili di
formazione, sono Adolf Hartmann, Florian Bosch, Franz
Gebhardt, Siegfried Kühnel e conosce Max Beckmann e Karl
Hofer. Aderisce al gruppo Die Juryfreien, che nel 1934
sarà sciolto dai Nazisti perché ritenuto di stampo
culturale bolscevico. Partecipa ad importanti mostre di
pittura in Germania ed esegue affreschi e ritratti. In
Svizzera, Cecile Faesy cura la vendita delle sue opere.
Nel 1939 viene arruolato ed assegnato al servizio
postale. Contrae una grave malattia polmonare per la
quale viene congedato. Viene ricoverato nell'ospedale di
Schwabing e nel sanatorio di Planegg, ma le sue
condizioni non migliorano. Nel 1942 Max von Esterle,
direttore della Camera delle Arti figurative del Tirolo,
gli assegna uno studio ad Innsbruck per consentirgli di
lavorare. Difatti esegue affreschi ed opere di soggetto
mitologico.
Muore
nel 1944, quarantanovenne, nell'ospedale di Schwaz dove
viene ricoverato dopo essersi esposto ad un
bombardamento. Molte sue opere sono andate perdute per
eventi bellici, ma anche ad opera dei Nazisti quando nel
1931 incendiano il Glaspalast di Monaco di Baviera. Altre
avranno subìto l'anonimato in piccole collezioni
private. Rimangono quelle lasciate a Messina presso la
sorella Emma e ad Innsbruck presso la cugina Paula.
Il Museo civico di Bolzano gli ha dedicato una mostra
dal novembre 2008 a tutto il gennaio 2009, essendo egli
nato in quella città il 24 dicembre 1895. Le relative
poche opere esposte a Bolzano mostrano un mondo pieno di
luce e di piccole notazioni caratteristiche di
tradizioni, ma prive di pittoresco. Egli va a fondo del
soggetto, rifuggendo dalla superficialità del turista
che visita località nuove. Cielo, mare e paesaggio
rurale sono stati talmente assimilati dall'Artista che
riesce a ricrearli sulle tele senza far perdere loro il
sapore e la tensione emotiva con cui li ha percepiti.
Non solo Messina, anche Taormina, Monreale, Palermo, l'agrigentino,
Selinunte e Siracusa, sono restituite arricchite di
partecipazione, con segno pittorico riassuntivo e
sicuro. A Messina si innamora del paesaggio dello
Stretto osservato dal terrazzo della casa sulla riviera
Paradiso. Le piccole navi a vela, la luna che riluce a
specchio sul mare, i colombi che si posano sui
cornicioni, la pesca fatta spingendo la barca a remi, le
incannate dipinte con le quali si scherma la forte luce
del sole che vuole invadere le stanze, la statua del
Nettuno, i frutti e le verdure della Sicilia, i pesci
appena pescati, le barche a secco, l’indovinaventura con
la gabbietta col pappagallino che prende la scheda col
becco, il ladruncolo appena arrestato dai carabinieri.
Quando la sorella cambia casa, per favorire il lavoro
del marito, l’Artista se ne duole, ma presto ritrova nel
nuovo ambiente, più rurale, altri temi da raccontare:
l’asinello che riposa all’ombra, il caprone che guarda
nascosto tra i fichi d’india, il forte Gonzaga che
sovrasta la città, il giardino della villa di qualche
benestante messinese. Le splendide nature morte
raccontano anch’esse il nostro mondo isolano, immerse
come sono nella piena e forte luce. Raccontava la
sorella Emma che, quando si ricordò che lei il giorno
dopo faceva gli anni, di notte raccolse un grande fascio
di fiori di campo e tolse dal letto un lenzuolo sul
quale, strappandone la quantità voluta, dipinse.
Non
meno attenzione meritano le figure: molte di ambiente
familiare, le nipotine e la sorella sorprese a fare i
bagni di mare o a godere della siesta pomeridiana; altre
più misteriose ma sempre legate al mondo del pittore:
modelle, amiche, musicisti. Pur avendo respirato la
cultura europea del suo tempo e aver visto e analizzato
le opere di altri espressionisti, l’arte di Hess non
perde la personalità e la vivacità del racconto, anche
quando un evidente velo di malinconia traspira dalle
figure ritratte. Conosce gli stili pittorici del
momento: il cubismo di Picasso, la classicità di Hofer,
la metafisica di De Chirico, le semplificazioni
fortemente coloristiche di Beckmann, le deformazioni
degli espressionisti, ma rimane sempre I’Hess capace di
reinventare e far rientrare ogni cosa nel mondo
naturalmente classico della vita proletaria siciliana,
spontaneamente maturata dalle stratificazioni delle
antiche civiltà.
Michele
Spadaro
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